Perché scrivere una lettera d’amore a Berlusconi

Grazie a Silvia per aver contestualizzato la mia lettera d’amore al nostro Silvio.  Nell’ultima settimana sono arrivate reazioni di tanti tipi, con suggerimenti su come migliorarla, dubbi sull’efficacia della lettera, speranze, condivisioni sulla trasformazione personale e altro.

La possibilità di vedere la propria pratica attraverso gli occhi degli altri, con l’apprezzamento, i dubbi, le integrazioni e condivisioni di altri punti di vista, è uno stimolo prezioso all’ulteriore crescita.  E’ anche affascinante come una cosa apparentemente semplice come una lettera possa toccare tanti ambienti diversi, dal nostro modo di relazionarci con l’altro genere al cambiamento sociale, e come in ognuno di noi certi temi risuonano con intensità diverse.   Finora più di 350 persone hanno letto la lettera, e da alcuni ho ricevuto bei messaggi e richieste su come trovare un gruppo di meditazione.  Se anche una sola persona ne avesse trovato beneficio, riducendo la sua sofferenza e rafforzando la sua pace, l’azione di scrivere avrebbe già superato tutte le aspettative. Vorrei quindi rispondere a una domanda molto ricorrente: perché scrivere una lettera d’amore a Silvio Berlusconi e che cosa si può aspettare da un’azione del genere?

La lettera l’ho scritta a Silvio, ma non necessariamente per Silvio.  Scrivere una lettera d’amore è stato un ottimo esperimento, una sfida che ha messo alla prova la mia capacità di calarmi nei panni di un’altra persona.  La capacità di uscire dai soliti confini e dall’identificazione con i miei interessi e le mie credenze è una qualità che vorrei sviluppare.  Come ho già menzionato, sono dovuto andare oltre a questo o quell’altro caso specifico e guardare in profondità l’oggetto della mia meditazione, e so che migliorare anche questa capacità porterà molti benefici nel futuro. In più, la pratica mi ha dato l’opportunità di riflettere sul percorso che ho attraversato nell’ultimo anno, cadendo più frequentemente di quanto volessi ammettere nella confusione fra ciò che davvero desidero e “le poco soddisfacenti vie per soddisfarlo”, uscendone però con più chiarezza e comprensione.  Cioè, per poter capire meglio Silvio ho dovuto capire meglio me stesso.

Un altro beneficio è stato quello di rafforzare in me la motivazione di “tornare a casa”, in modo quantitativo e qualitativo.  Per tutti questi motivi la pratica della lettera d’amore è stata molto forte e la consiglierei a tutti, anche se il destinatario non è proprio lui.  Nel passato ho scritto una lettera d’amore anche ai miei genitori e ad amici, e forse la lettera più significativa è stata quella destinata a me stesso.  Non una lettera di complimenti che esagera i propri punti positivi, ma una lettera che riconosce anche le debolezze e ti lascia con quella sensazione dolce di voler prenderti cura di te stesso, di fare, dire e ascoltare le cose davvero nutrienti.

Quando facciamo qualsiasi azione, c’è l’idea che quell’azione serva a uno scopo ben definito e identificabile.  Al mio parere, questo è un’illusione.  Quando suoniamo la campana, il tono arriva a 360 gradi; non è possibile suonare la campana in una direzione particolare, non ha senso.  E’ lo stesso con il profumo di un bastoncino d’incenso.  E anche le nostre azioni, che siano gesti, parole o perfino pensieri, hanno un effetto a 360 gradi.  Sopratutto siamo noi a subirne o goderne gli effetti perché portiamo quella campana con noi per tutta la vita!  Se scegliamo però uno dei 360 gradi come obbiettivo e ci attacchiamo ad esso ignorando il resto, aumentiamo la probabilità di rimanere frustrati e rancorosi anche se quell’azione ha fatto tanto bene in altri campi.  Sul tema di una visione olistica Karl Riedl ha tenuto un discorso a Pomaia il 21 agosto molto pertinente e pratico, spero che nel futuro sarà disponibile sul Internet.

Ovviamente, come alcuni di voi hanno menzionato, se mettessimo le nostre campane a suonare insieme, l’effetto sarebbe più forte e capace di risuonare con più intensità.  Anche in quel caso però si tratta di maggior intensità, non della capacità di indirizzare gli effetti della nostra azione.  Il fatto di non avere controllo non è niente da rimpiangere, secondo me.  Anzi, è una cosa davvero bellissima!  E’ un richiamo a controllare bene che il suono della nostra campana, che la fragranza del nostro incenso, sia dolce in ogni momento a prescindere del risultato specifico che speriamo di ottenere.  Per me almeno quest’immagine aiuta a rafforzare simultaneamente sia l’impegno personale e sociale che un’umiltà davanti alla complessità dell’universo e la rete di causa ed effetto fra le cose.  (Un esempio di armonizzazione delle nostre campane sarebbe incontrarci pubblicamente giovedì prossimo, il 29 settembre, a festeggiare il compleanno del nostro fratello Silvio, a invitarlo a tornare a casa in entrambi i sensi e a sostenerlo attraverso il nostro impegno, leggendo i cinque addestramenti alla consapevolezza e condividendo su come applicarli, spiritualmente offrendogli qualsiasi frutto che potremmo generare con la nostra pratica.)

Quindi, aspettare che le mie parole possano cambiare un’altra persona sarebbe naive e senza contatto con la realtà.  Dall’altra parte, la credenza che l’Italia sarebbe migliore se solo una singola persona non ci fosse è ancora più fantastica.  Thich Nhat Hanh ci insegna a tenere fra le dita un fiammifero e a chiedere alla fiamma “cara, da dove viene e dove andrai?”.  Per scrivere la lettera a Silvio ho dovuto chiedergli la stessa domanda.  Come sapete, i politici non sono noti per l’affidabilità e non posso garantire che vi darà la stessa risposta :).  Comunque sia, per aiutare i nostri politici dobbiamo aiutare il loro pubblico, e per fare questo dobbiamo essere in grado di mettere le nostre energie non ai piccoli drammi e confini che normalmente riempiono le nostre vite, ma alla stabilità e all’armonia necessarie per dar vita a una trasformazione sociale.  Come sappiamo, qui la pratica di tornare a casa può essere molto utile.

Grazie per l’ascolto, sarò contento di continuare la conversazione, con condivisioni o con il Silenzio.
Un fiore di loto,
Bar

Gerusalemme, Israele
Pianeta Terra

Caro Silvio… (lettera d’amore a Silvio Berlusconi)

Caro Silvio,

spero che queste parole ti trovino in buona salute e felice. Non ci conosciamo, ma sei stato il mio primo ministro da quando ho preso la cittadinanza italiana nel 2009. Credo che ci sia molto in comune fra di noi, a partire dai nostri nomi (Bar significa “selvatico” in ebraico) ma anche per altri aspetti, e proprio per questo motivo ho deciso di scriverti.

So che quest ultimo periodo è stato piuttosto difficile per te. Oltre all’incarico impegnativo del tuo ruolo pubblico, la situazione economica e politica è stata anche particolarmente difficile negli ultimi anni. Stai affrontando delle sfide legali molto grosse. Oltretutto, so per esperienza quanto una rottura di un matrimonio possa essere traumatica e non l’augurerei a nessuno. Mi sembra che ci sia molto stress nella tua vita e vorrei offrirti ciò che posso per aiutarti.

Quando mi trasferii a Roma anni fa ebbi la fortuna di incontrare un gruppo di persone che praticano una tecnica che ho trovato molto utile. Questa tecnica si chiama in vari modi, ma il mio preferito è “tornare a casa”. E’ molto semplice: si tratta di regalarci qualche minuto senza impegni o senza essere disturbati, di sedere in modo comodo e tranquillo, e di “tornare a casa” al respiro, permettendoci di far riposare il corpo e la mente. La sensazione di “lasciar andare” è simile a quella che provi tornando a casa dopo una lunga giornata di lavoro o un lungo viaggio, quando finalmente puoi posare la valigia e avere un attimo solo per te. “Tornare a casa” è molto piacevole e rilassante, e ci vuole solo un po’ di pratica.

So che per una persona così impegnata come te l’idea di prendere qualche minuto solo per sedere può sembrare una perdita di tempo. Nella mia esperienza però, quei minuti sono molto efficaci e mi permettono di tornare ai miei impegni con una mente più lucida e calma. Spesso, quando sono troppo stressato, è molto meglio non fare niente invece di agire! Essendo circondato da responsabilità e aspettative, forse questa pratica può essere utile anche a te.

Caro Silvio, non sei l’unico a sentirti preso dal desiderio sensuale. Viviamo in una società molto confusa, che confonde i piaceri sensuali (per esempio il cibo, il lusso e il sesso) con la felicità. Vogliamo tutti essere felici, ma siamo continuamente portati a cercare la felicità là dove non si trova affatto. “Tornare a casa” ci permette di fermarci, di riprendere i sensi e di distinguere fra il vero desiderio e quelle vie che non sono in grado di portarci veramente al nostro obbiettivo. Stare con una bionda non mi farà biondo, e stare con una ragazza giovane non farà di te un ragazzino. Possiamo sentirci attratti a una donna per la sua bellezza, la sua freschezza, la sua intelligenza o la sua bravura, ma l’atto sessuale non è in grado di trasmetterci le sue belle qualità. Se ci fermiamo un attimo e lasciamo che la confusione si plachi un po’, potremo sviluppare dentro di noi una vera bellezza e freschezza, e trovare modi per impegnare la nostra intelligenza e bravura affinché renda noi e gli altri davvero felici. Caro amico, ciò che veramente desideri ti è e alla portata di mano: se si trovasse in rapporti sessuali non l’avresti già trovato da tempo?

Tornare a casa, al respiro, al proprio corpo e al momento presente ci offre ancora altri benefici. Quando finalmente mi permetto di lasciare da parte le aspettative e i desideri che ho assorbito da fuori, sorge una specie di contentezza e un apprezzamento per le cose che normalmente do per scontate: il fatto di essere vivo per ancora un giorno, i colori e i suoni che ci circondano, e la bellezza naturale del nostro paese. Ed ecco un’altra somiglianza fra noi due: tu sei l’uomo più ricco d’Italia, e quando torno a casa spesso mi sento io l’uomo più ricco del mondo. Come con i piaceri sensuali, anche la ricerca delle ricchezze è in fondo una ricerca per qualcosa ancora più profonda. Non è mai troppo tardi e sono sicuro che appena scoprirai ciò che davvero desideri, sarai capace di realizzarlo. In più, la tua storia potrà aiutare molti di noi che attualmente soffriamo dalla stessa confusione.

A volte, ti può capitare di sentirti proprio come un re mentre chiudi gli occhi e torni al respiro. Uno ad uno, i “soggetti” si presentano davanti al trono reale: i pensieri, le sensazioni, le emozioni… Ed è una sensazione molto piacevole poter guardarli con interesse, con curiosità, ma con la dignità di un re di non sentirti dominato da nessuno dei tuoi soggetti. Sei tu il re! A volte certi soggetti tornano frequentemente per ripresentarsi, ma non vuol dire che il re deve per forza dargli l’attenzione che chiedono. Così la pratica di tornare a casa è un ottimo modo per liberarci dall’effetto della confusione fondamentale della nostra società, quella che ci rende ciechi ai nostri veri desideri e che ci offre vie per soddisfarli poco soddisfacenti. Spero che tu conosca questa libertà e il piacere che porta.

Caro primo ministro, vedo il tuo stress, le tue preoccupazioni, le tue paure e la tua confusione, e spero veramente che troverai un modo di trasformarli. Spero che tornerai a casa il più presto possibile, per il tuo bene e per il bene di tutti. Confesso che non ho votato per te e che non intendo votarti in futuro. Insieme ai nostri fratelli e sorelle, anche noi abbiamo bisogno di ministri capaci di impegnare il loro tempo e le loro energie in modi più salutari, facendo parte di un movimento di persone che vogliono apprezzare le bellezze della vita senza diventarne schiavi. Non ti sto colpevolizzando, portiamo tutti i segni di questa confusione, e colpevolizzarti non sarebbe né giusto né utile. E’ vero che la televisione, sulla quale hai molto potere, è una delle vie più forti di trasmissione della nostra confusione, e che una parte del tuo patrimonio è il frutto di un sistema pubblicitario che continuamente crea legami psicologici fra i nostri desideri più profondi e il consumo di prodotti e di rapporti. Perché questo sistema è così redditizio? Perché lo rendiamo vivo noi con la nostra attenzione, i nostri acquisti e la nostra mancanza di consapevolezza. Sei circondato, come noi, da persone che non riconoscono i loro veri desideri e il modo per soddisfarli, e che certo ti influenzano. E non sei l’unico ad influenzare gli altri in base ai messaggi che abbiamo ricevuto e accettato. Invece di colpa possiamo parlare di responsabilità, un campo in cui possiamo tutti contribuire, cominciando dal tornare a casa per prenderci cura della nostra mente.

Prendiamo due minuti per offrirci questo dono? Basta chiudere gli occhi, tornare al respiro e regalarci un po’ di riposo e chiarezza. Te lo meriti. Ce lo meritiamo tutti.

Se vorresti sapere di più sulla pratica di tornare a casa sarei felice di indirizzarti a persone con molto esperienza, dalle quale ho imparato molto.

Caro Silvio, ti voglio bene.
Augurandoti una buona salute e una vera felicità,

Bar
Roma, Italia
Pianeta Terra

La causa della guerra

E’ molto affascinante, triste ma affascinante, osservare come la guerra a Gaza e nel sud di Israele viene raccontata. Chi l’ha cominciata? Chi è responsabile? E’ Hamas, che ha dichiarato la fine della tregua e che aumentato il numero di razzi quotidianamente lanciati ai civili israeliani? E’ Israele, che aveva attaccato miliziani di Hamas durante la tregua? E’ Hamas, che durante la tregua lanciava razzi? E’ Israele, che durante la tregua assediava la striscia di Gaza? E’ Hamas, che per dichiarazione, identità e azione fa parte di un diverso tipo di assedio su Israele? E’ Israele, che…? E’ Hamas, che…?

La causa della guerra dipende da chi parla, della sua storia, della sua identità e della sua cultura. Possiamo imparare tanto su chi parla attraverso la causa che attribuisce alla guerra. Possiamo però capire la vera causa della guerra? E’ affascinante, triste ma affascinante, che gli esperti politici e i giornalisti non possono offrirci meglio che un dibattito su quale evento è stato la vera causa della guerra.

Recentemente ho sentito un dibattito, non in aula ma per strada. Una raccontava dell’esperienza di “kfar aza”, una cittadina agricola israeliana di 600 persone vicino alla striscia di Gaza, che per gli ultimi otto anni è stata vittima continua di razzi. Nessuno è stato ucciso, dice, ma non vuol dire che nessuno è stato colpito. I bambini soffrono tutti dei sintomi del trauma, bagnano il letto, alta ansia, piangono. Possiamo immaginare la crescita di un bambino così, che vive otto anni in una situazione di guerra?

L’altra parte del dibattito paragonava la situazione di quel bambino alla situazione di un altro a Gaza, dove subisce non solo il terrore militare ma anche la povertà e la morte dei famigliari. Come cresce un bambino così?

Credo che possiamo tutti immaginare come saranno questi due bambini da adulti. Secondo voi, potranno fare la pace? Sembra banale ma è importante dirlo: la causa della guerra è la guerra. Sia gli israeliani che i palestinesi hanno subito il terrore. Sono terrorizzati. Una persona stabile, che si sente sicuro di sé, con rapporti sociali sani, seguirà una politica di assedio su una popolazione già povera, o vota e sostiene chi lo fa? No. Una persona terrorizzata? Sì. Una persona con un cuore tranquillo e in pace, che possiede strumenti per gestire le difficoltà della vita manda bambini e ragazze a saltare in area per uccidere civili innocenti? No. Una persona terrorizzata? Sì.

E’ anche affascinante, triste ma affascinante, che una persona terrorizzata, traumatizzata, non riesce a prendere responsabilità per le proprie azioni e invece crede di stare solo “reagendo” all’azione dell’altro. Sono cechi al fatto che la loro “reazione” diventa la prossima causa del “azione” dell’altro.

Noi in Italia non stiamo lanciando razzi né squadre di aerei (esportando le mine e le pistole sì però). Ringraziamo Dio che l’infanzia per la maggior parte di noi è stata in condizioni migliori, che siamo capaci di dormire tranquillamente e senza incubi, che riusciamo più o meno ad avere rapporti sani, che non siamo travolti dall’odio. Questo è l’unico motivo per cui non ci stiamo comportando adesso esattamente come Israele e Hamas. Un’altra cosa tristemente affascinante? Che nonostante ciò, ogni volta che prendiamo una parte o un’altra della guerra stiamo rafforzando il terrore e il trauma di tutte e due le parti. Facciamo alla “nostra” parte sentirsi giustificata nella violenza e nel essere la “vera” vittima, togliendola la responsabilità e quindi incoraggiandola nella sua “reazione” che le porterà solo più sofferenza nel futuro. Facciamo all'”altra” parte sentirsi ancora più isolata, assediata e terrorizzata. E’ brutto dirlo, ma visto che siamo tutti noi coinvolti, che in un modo o un altro ci identifichiamo con una parte o l’altra, stiamo anche lasciando che la guerra diventi la causa di ancora più guerra, il terrore la causa di ancora più terrore, ma questa volta nei nostri cuori.

Una cosa affascinante, bella e affascinante, è che ci sono modi per guarire il trauma e il terrore. Il modo più urgente è di cercare di non aggravare la situazione, di non incitare il circolo di violenza. E’ difficile, lo so benissimo, tacere quando siamo presi dalla rabbia, scegliere di non girare quella mail che colpevolizza, di ascoltare il dolore di uno con cui identifichiamoci senza disumanizzare il suo avversario.

E’ difficile ma è possibile. E una cosa affascinante, bella e affascinante, è che già tacere e non incitare, dare un attimo di silenzio, aiuta sia la nostra parte che noi. Anche se è solo per un attimo, l’assenza di tensione, di incitamento e di paura può essere un grande dono. Loro ne hanno tanto bisogno e spesso anche noi.

Più affascinante ancora, banale, bella e affascinante, è che se la causa della guerra è la guerra e la causa dell’odio è l’odio, la causa della pace è la pace e la causa dell’amore è l’amore. Se vogliamo che ci sia la pace nel Medio Oriente dobbiamo essere bravi nel portarla anche a Roma, Napoli o Milano. Una parte della pace è la capacità di vedere le cose belle della vita che altrimenti sono scontate. Va bene lamentarci su Berlusconi, sia noi di destra che noi di sinistra, ma prendiamo anche un attimo a sentire gratitudine per le belle cose del Bel Paese. La musica, l’architettura, le tradizioni e le innovazioni, il tempo, la mancanza di guerre e di bombe, il baciare due volte – sopratutto il baciare due volte, la frase “ciao bello” che ci mette subito di buon umore. Più saremo bravi a vedere il bello più saremo capaci a trasmetterlo ai nostri amici in Israele e in Palestina. Più potranno vedere il bello – anche se in condizioni difficili – meno sentiranno l’ansia, la rabbia e la paura, e meno faranno azioni che poi gli porteranno maggior sofferenza.

Ho menzionato anche l’amore. Come mai nelle analisi politiche si può scrivere dell’odio ma non dell’amore? E’ affascinante, bello e affascinante, che quest’emozione raramente menzionata può essere così utile. L’amore, la comprensione e la compassione: certo che non ne leggiamo in riguardo al Medio Oriente perché c’è ne poco. Se vogliamo che ci sia l’amore in Israele e in Palestina dobbiamo rafforzare la sua causa, anch’essa l’amore.

Non ci conviene provare a sentire subito l’amore per il nostro nemico, sarebbe come correre una maratona senza addestrarci. Cominciamo prima sentirlo verso noi stessi – c’è più spazio per miglioramento di quanto pensiamo – poi con i nostri amici, parenti, vicini, poi gli sconosciuti, poi i “piccoli nemici” a lavoro e a volta anche in famiglia. Con la pratica e l’addestramento è possibile. Certo che ci vuole tanta pazienza: Ehud Barak ha preparato per sei mesi per l’attacco su Gaza. Possiamo noi investire sei mesi nel migliorare i nostri rapporti personali e rafforzare il nostro amore? Se no, dimentichiamo ogni speranza che gli israeliani e i palestinesi ce la fanno. Se sì, loro sentiranno gli effetti.

E’ possibile. E la cosa più affascinante, la cosa più buffa, bella, felice e affascinante, è che il non aggravare la situazione, il rafforzare la pace e lo sviluppare l’amore verso l’altro ci migliorano la qualità della nostra vita qui e oggi, e allo stesso momento sarà la causa del silenzio, della pace e dell’amore nel Medio Oriente nel futuro prossimo.

Mo taccio, sento gratitudine perché non mi sta cadendo nessun razzo e nessuna bomba, e voglio bene a tutti voi.