Brividi freddi in questa sera calda e appiccicosa, sulle braccia nude e dietro il collo.
Apro gli occhi e si rivela il mondo fisico: persone separate, distinte e uniche, come palle da biliardo, con i propri interessi, i propri desideri, pensieri, identità. Entità autonome che si relazionano fra di loro.
Chiudo gli occhi e li riapro. Si rivela il mondo assoluto: onde di emozioni, di idee, di materiale che attraversano l’oceano dell’esistenza. Momenti che portano momenti, un continuo di trasmissioni.
Li richiudo e li riapro. Siamo piccoli e fragili, limitati al periodo dalla nascita alla morte. Possediamo solo ciò che è fra le nostre mani e nei nostri conti correnti, e rischiamo di perdere tutto.
Li chiudo e li apro. Siamo le nostre azioni e i loro frutti per mille generazioni, catene infinite di causa ed effetto che nessuno ci può rubare. L’unica cosa che possediamo è la sempre-presente capacità di dare, di comprendere, di trasformare. Tutto ciò che siamo ci ha preceduto e tutto ciò che siamo continuerà.
Li richiudo e li riapro.
Individui, popoli, stati.
Li richiudo e li riapro.
L’eterno e l’infinito mutare del cosmo.
Li chiudo e li apro e i due mondi, il relativo e l’assoluto, coesistono. Per un attimo li posso vedere insieme come le immagini satellitari e gli schemi stradali sovrapposti su Google Earth.
La liberazione non è lasciare un mondo per l’altro. E’ la libertà di passare fra i due. Posso trasformare la catena di sofferenza solo con persone esistenti e presenti. Per non rimanere ferito dalle espressioni della sofferenza nel mondo fisico, passo al mondo eterno e ricordo che non c’è niente che mi può minacciare. E’ una libertà di scegliere l’oggetto della mia coscienza nonostante le abitudini della mente. Un dolore da accogliere o un’ispirazione che dà forza, dentro o fuori – è una scelta consapevole.
Accetto l’invito dei brividi a tornare a questo corpo e a queste emozioni. Calmando i sensi riconosco la presenza della paura e della rabbia. Che posso fare con queste onde, simultaneamente mie e non-mie?
Le posso solo accettare, con un amore simultaneamente mio e non-mio.