Che fai tu in macchina?

E’ vero. Gli americani mangiano in macchina. Non sai quanti colazioni pranzi e ceni ho ingoiatato da bambino nella stescenuegon di mia madre e poi da adolescente nella mia Hyundai Excel (prima che la distrussi pensando di essere il terzo Blues Brother). E’ la cultura del drive-through (non drive-in: il cinema/parcheggio) dove ognuno può esprimere la sua libertà acquistando un hamburger, un’insalata, qualche taco o burrito oppure uno yogurt soft (esiste lo yogurt hard?) senza dover slacciare la cintura di sicurezza.

Certo che fa schifo. Ma qualcosa mi è venuto in mente mentre gustavo un maccheroni and cheese fresco dal microonde nella sedia di passeggero della SUV di mia madre. Non è solo che manca agli americani la cultura della tavola (si sa che non esiste la frase buon appetito) e del gusto, ma c’è qualcos’altro.

Gli americani mangiano in macchina perché possono.

La gente guida alla velocità legale. In una corsia sola. Senza le sinfonie dei clacson. Segnalando quando superano e quindi senza paura del matto che gli supera senza preavviso. Con il cambio automatico. Verde è verde e rosso è rosso. Tra strade larghe e ben mantenute grazie alle tasse che non evitano.

Guidare in America, anche in città, è tranquillo. Si può mangiare e devo dire, non è solo che in Italia c’è il gusto della tavola e una cucina tra le migliori nel mondo. Non si mangia in macchina anche perché guidandovi non ti viene la fame ma l’ulcera.

Scicago

Questa non è un’avventura ma un’opportunità di conoscere i miei nipotoni, le mie sorelle e i miei genitori. Tanto è cambiato nei tredici anni che non abito qui, e tanto è rimasto uguale, forse uguale da generazioni. Sono andato la settimana scorsa a una partita della Chicago Bears per vedere la mia ex-squadra perdere più passaggi di quanto potevo immaginare, ma era una bella giornata trascorsa con il padre.

Tanti mi chiedono della mia città di nascita e non so mai come rispondere. Vi lascio un paio di foto della città ventuosa. La gente che torna dallo stadio dopo la partita, il “chicco” di metallo nel Millennium Park, e qualche vista tra i grattacielo. Grattacieli?


Sacrifice


Sacrifice

Just a moment for our eyes to meet
corruption never seemed so sweet.
Some pleasures may not have a price
the beauty of untold lands requires
sacrifice.

For the taste of wine spiced with cardamom
I release my share in the world to come.
And with oil and rosemary on my tongue
I can part with a few small simple dreams
one by one.

Burning with the fire of sandalwood
I parted from the land that I never should.
Like the smoke of incense lit long ago
my treasure my visions my self my soul
I let them go.

Tecnologia

Una volta, un anno e mezzo fa, tornai a piedi a casa mia vicino a Piramide e vidi un gruppo di gente facendo festa. Erano in dieci e il loro furgone anni settanta era dotato di una radio e tanta birra. Ognuno di loro aveva il braccio alzato e il telefonino in mano, e non capii cos’era lo spettacolo – facevano foto e registravano filmini uno dell’altro che faceva foto e registrava filmini.

Questa scena mi è venuta in mente una settimana fa quando sono andato al concerto dei Kula Shaker al circolo degli artisti. Il locale è piccolo e la pessima vista del palco è stata aggravata dalla folla densissima – la sala era piena come un’arancina. Ma figurati se provassi ad alzarti sulle dita dei piedi, vedi solo la gente che stava facendo le foto e i filmini.

Ed ecco una foto (questa volta sono io che tiro fuori la macchina fotografica) di un autobus ATAC elettrico esplodendo su via Cavour.

Arrivederci amore

La notte prima di partire per Chicago ho detto addio alla mia compagna di un anno e mezzo, la SH150i. Non era un mezzo alla libertà ma la libertà stessa, con cui ho scoperto un amore per Roma e per la vita. E nei 22.000 km che abbiamo trascorso insieme mi aveva portato dal fosso di Affogalasino (a somàrò!) quasi al Marocco, sopra i Piranei e sotto gli Alpi, attraverso la manica, fra sette paesi e dieci regioni d’Italia, ma sopratutto mi aveva accompagnato nel viaggio dalla confusione alla rinascita, dal dolore all’entusiasmo.

Ecco qualche foto (Tarifa, Oxford, e San Feliciano dal ultimo viaggio in Umbria). Non si può allegare il calore notturno del viaggio da Granada a Girona sotto le stelle, neanche l’adrenalina della corsa da Bracciano a via Portuense in 25 min.

Penserete che c’è qualcosa di strano nel provare sentimenti così per un motorino. Direi che non importa.

Quando torno a Roma mi aspetta il suo fratello maggiore, l’Honda SH300i.

Tu e la guerra

Mi piace andare a passeggiare a Circo Massimo. Quant’è bella Piazza Navona! La settimana scorsa stavo pure a Piazza della Scala a Milano. Parliamo della pace, giudichiamo altri per la sofferenza umana, indossiamo un bel colore… io ho scattato una foto di un monaco tibetano. E’ importante diffondere le notizie e mostrare solidarietà, ma non si potrebbe chiamare questo anche una specie di turismo politico? Godiamo una bella piazza e il sole mentre bruciamo petrolio per arrivare a protestare la globalizzazione e compriamo le magliette made in China per sostenere il popolo birmano? Nonostante i volantini, le petizioni e le buone intenzioni, il fatto è che i nostri modi di vivere hanno un impatto (spesso negativo) molto maggiore di qualche giro in piazza. Sai dove vengono investiti i tuoi risparmi e chi guadagna dai tuoi debiti? Di solito le banche investono nei mercati più redditizi, come per esempio la produzione e la vendita delle armi.

Ovviamente non vi dico di smettere di prendere la macchina o di andare in giro senza maglietta (nessuna protesta però). Ma ecco una cosa facile da fare che ha un impatto: apri un conto alla Banca Etica, fondata sull’idea della trasparenza e l’economia solidale. Ci vuole un attimo ad aprirlo, e potrai dormire più tranquillo sapendo che non stai finanziando l’industria bellica. A Roma si trova vicino a Piazza Barberini (nel caso che ci passi per una manifestazione), e per chi non vuole prendere la metrò offro un passaggio in moto.

(dal sito Unimondo.org)
…tra le principali “banche armate” italiane Banca di Roma (che si aggiudica autorizzazioni per un valore complessivo di oltre 395 milioni di euro), il Gruppo bancario San Paolo Imi (autorizzazioni per oltre 366 milioni di euro), Banca Popolare Antoniana Veneta (121 milioni per uno share del 9%) e Banca Nazionale del Lavoro (71 milioni, cioè oltre il 5% del totale). Solo una banca straniera, la Calyon Corporate and Investment Bank, con 120 milioni di euro di autorizzazioni (9% del totale) si aggiudica qualcosa di simile ai maggiori gruppi italiani: ma è significativo che proprio a questa banca estera, nata dalla fusione di due gruppi (Crédit Lyonnais e Crédit Agricole Indosuez), sia stata affidata la riscossione dei pagamenti per una vendita di armi alla Cina di oltre 120 milioni di euro.

Multe progressive

Ditemi se sono solo io, ma ho l’impressione che c’è una correlazione forte tra l’arroganza di un guidatore (sia alla guida che nel parcheggio) e il valore della sua macchina. A questo punto non voglio entrare nel aspetto sociologico, psicologico e patologico più che ipotizzare che avendo più soldi uno si abitua ad avere più diritti nella nostra società. Ma chiaramente l’impatto – e quindi il potere deterrente – di una multa è molto minore per uno che guadagna €500.000 all’anno che per uno che ne guadagna €15.000.

In Finlandia hanno un sistema progressivo delle multe secondo il quale la multa è proporzionata al reddito del guidatore. I risultati sono buffi all’occhio di uno abituato alle multe fisse: un imprenditore nell’informatica ha preso una multa di $71.000! Ma possiamo solo immaginare il suo reddito e il potere deterrente di una multa di €50. Visto che non parliamo di “giustizia” ma della sicurezza delle strade e della prevenzione d’incidenti fatali e non fatali, il sistema sembra molto più efficace.

Ma non si può semplicemente copiare il sistema finlandese, con un servizio informatizzato che fornisce ai vigili il reddito del guidatore in tempo reale, qui in Italia. Perché? Non per mancanza di tecnologia, ma perché 95% degli italiani dichiarano di guadagnare meno di €40.000! Ovviamente ci vuole un altro meccanismo per calcolare il valore della multa, ed ecco la mia proposta: il valore della macchina. Non è solo un più efficace indicatore di reddito (per chi mente al fisco) e di capacità di fregarsene di una multa di €50 (per chi è studente ma guida un Audi A4 alla spesa di mamma e papà), ma è anche più rilevante visto che la multa è legata all’uso di mezzo di trasporto.

Il genio

Una donna trova per caso qualcosa, che a una più attenta analisi si rivela essere un’antica lampada a olio. Come lei inizia a strofinarla, immediatamente appare il Genio:
– Posso avere i miei tre desideri, allora? – chiede lei.
– No, risponde il genio. A causa dei cattivi tempi, della recessione, della globalizzazione, dell’inflazione eccetera, oggi come oggi posso offrirti un solo desiderio da esaudire. Dunque cosa vorresti?
Lei prende una cartina geografica e dice:
– In tal caso, vorrei la pace in Medio Oriente. Vedi la cartina? Vorrei che questi Paesi la smettessero di farsi la guerra!
Il Genio butta un occhio alla cartina e sbotta:
– Ma accidenti, questi paesi sono in guerra da tempi lontanissimi! Non credo di poterci fare niente, sono potente ma non così tanto! Devi chiedermi qualcos’altro.
La donna ci pensa un po’ su, e poi dice:
– Non sono mai riuscita a trovare la persona giusta: sensibile e affettuosa, capace di rispettarmi, che sappia cucinare e farsi carico della metà dei lavori domestici, che sia un’ottima amante e non passi tutto il tempo a guardare la tv, che si ricordi degli anniversari e che non mi tradisca.
Il Genio rimane zitto e poi sospirando dice:
– Fammi rivedere un po’ quella cazzo di cartina!!”

Un’amica mi ha mandato questa barzelleta per e-mail, e devo dire che l’ho trovata molto divertente!

Ma c’è qualcosa che dice il genio che riflette – di nuovo – più il modo in cui vediamo le cose che le cose stesse. E’ vero che “questi paesi sono in guerra da tempi lontanissimi”? Si potrebbe al primo visto dire di sì, basta aprire la Bibbia per leggere degli scontri tra gli egiziani, gli ittiti, gli israeliti, i moabiti, i babilonesi…

Vorrei chiedere delle cose banali:

  • Chi sono “questi paesi” che immaginiamo quando pensiamo al medioriente? L’Iraq (creato 1932)? La Palestina (il mandato brittanico della Società delle Nazioni dal 1923)? Israele (1948)?
  • Per quali motivi si lottano? Petrolio (scoperto/inventato 1859)? Nazionalismo (La rivoluzione francese 1789, Sionismo 1896, Nazionalismo Arabo 1913 e Palestinese 1948)? Territorio (confini di stati imposti dai poteri alleati negli anni venti e trenta del secolo scorso)? Religione (Adamo e Eva giorno 6)?

Sappiamo dei conflitti tra i popoli antichi grazie al fatto che la scrittura è stata inventata in quella zona, che la tradizione ebraica vedeva la conservazione e la trasmissione dei testi come un atto sacro, e che gli egiziani antichi scrivevano in modi ben conservabili (papiro e obelischi). Ma nel resto del mondo? Che ci dice la storia, che ci raccontano altri testi, anche se meno antichi? La storia della cina è priva del conflitto e della guerra? La storia dell’europa non racconta le lotte tra i franchi, i normanni, i vichinghi, i sassoni…? Tra i protestanti e i cattolici? Ovviamente gli antichi romani erano pacifici e rispettavano perfettamente i confini dei loro vicini!

Visto che musulmani, ebrei e cristiani coesistevano pacificamente nel medioriente e nella terra santa sotto l’impero ottomano, prima dell’arrivo del nazionalismo e dell’idea che per ogni popolo (il cui definizione è un bel motivo per lottare) ci deve essere uno stato religiosamente omogeneo (la Pace di Augusta 1555), il nostro genio pare meno geniale. La guerra è stata un’afflizione dai tempi lontanissimi sì, ma è così ovunque si trovano noi umani. E i conflitti tra israeliani e palestinesi, tra kurdi, sunniti e sciiti, sarebbero meglio visti come conflitti nuovi e moderni, come quelli tra greci e turchi (1923) e tra indiani e pakistani (1947) – il risultato di idee moderne e di tecnologie moderne.

Ma tra vincere la guerra che è in noi e trovare un uomo perfetto la domanda è ancora aperta.

What are you waiting for?

Could it possibly be? Photocopied articles and book chapters haphazardly stacked on my desk, stuffed in drawers and left lying on top of books on their shelves for a year were all organized in a half hour with a few binders and 5-hole plastic sheet protectors. 5 years of daily struggle folding two blankets to the right height for meditation, put to nought with a meditation cushion bought at a store I must have passed 100s of times.

Wherefore the procrastination? Whence came this newfound lucidity?

And you? What half-hour task awaits to unclutter your life, to bring days and months of simplicity and happiness? To the trash bin, old underwear! To the hardware store, drip-drippety sink!