Questa mattina mi sono svegliato presto. Non per un’overdose di caffè e neanche per colpo di quella zanzara (finalmente catturata e rilasciata fuori casa), ma perchè per una settimana invece di sedermi in biblioteca da bravo e lavorare ho fatto un giro della terra santa.
Dal mar morto al Golan sono solo due ore e mezzo di viaggio. Inizi nel deserto di Giudea e il punto più basso sulla terra (400 metri sotto il livello del mare), dove il clima aridissimo pare di non poter sostenere nessun segno di vita. Ma gli stambecchi sanno come trovare le fonte d’acqua, gli esseni costruirono delle cisterne più di due mila anni fa, e i turisti tedeschi e sudamericani arrivano alle stazioni balneari senza problemi.
Segui la valle del fiume Giordano, sempre ben sotto il livello del mare, e scegli sulla radio il canale giordano che ti piace di più. Le montagne oltrefiume sembrono enormi e solo pochi metri alla tua sinistra c’è il parete del precipizio che divide fra le montagne della Samaria (tipo il buon samaritano) e la valle del Giordano. Non lo sai ma direttamente sopra la tua testa è il percorso migratorio più affollato del mondo: due volte all’anno 500 millioni di uccelli passano qui tra l’europa e l’africa. Quindi è prudente chiudere il solarium della macchina.
Poi arrivi alla Galilea, dove Gesù viveva ed insegnava. Ha scelto proprio il posto adatto al suo insegnamento: il tranquillissimo lago di tiberiade è circondato da colline verdi e gentili. Fai il giro del lago e dall’altra parte c’è la salita – finalmente al livello del mare. Tra i vari siti d’importanza cristiana c’è la chiesa sul monte dei beatitudini.
Dentro troverai una suora che, ad ogni sussurro, singhiozzo o squillo di telefonino, urla “silence in church! silence in church!“. Mentre uscivo da una massa di turisti americani entrava una massa di turisti africani cattolici. La suora gli chiese, “avete un padre con voi?”, e appena iniziarono a rispondere “sì, il nost…” urla “silence in church!“
Mo tocca ad andare in biblioteca.