E’ facile sentirsi piccoli davanti al mondo, impotente in confronto alle entità come stati, organizzazioni o società transnazionali. Sei una persona sola, che impatto puoi avere?
Questa sensazione viene molto facilmente qui a Norimberga. Anna, una mia ex-coinquilina, mi ha portato a vedere la città, la deliziosa piazza del mercato, il castello imperiale costruito da Carlo IV e i biergarten dove si beve la radler (la birra con la limonata) e si può mangiare l’opatzter, un “formaggio misto” fatto dal mescolare i resti di tutti i diversi formaggi che per caso si trovano nel frigo.
E’ qui a Norimberga che scelse Hitler di tenere le manifestazioni del partito, frequentati da decine di migliaia di persone, riti veri e propri che davano un senso di importanza e di ordine cosmico ai partecipanti attraverso simboli, miti e l’architettura. Perciò Hitler e il partito Nazista fecero costruire qui un enorme complesso: un centro congressi modellato sul Colosseo, la “strada grande” per le parate militari e lo Zeppelinfield, un grande stadio per le manifestazioni e riti pubblici.
Guardando le foto e i video di quelle manifestazioni spettacolari, con le bandiere, i soldati e i saluti, l’ordine e la grandiosità è facile sentirsi piccolo – infatti quell’era l’idea: dare ai partecipanti e osservatori la sensazione che solo attraverso il partito e il führer uno può avere un significato come individuo.
Ma oggi cosa rimane di quel impegno? Dei soldi e dell’energia investiti? Del partito e la sua organizzazione? Di quei edifici costruiti? Il Terzo Reich ha durato poco più di un decennio, il partito e organizzazione sociale sono scomparsi e le costruzioni, o quelle che hanno sopravvissuto i bombardamenti dagli alleati, ora sono utilizzati per scopi ben diversi che la dominazione mondiale e la glorificazione della “razza eletta”. La natura delle forme politiche di cambiare, più o meno velocemente, ci può dire tanto in riguardo alla nostra paura di essere piccoli o impotenti. Forse stiamo sbagliando quando cerchiamo di capire il senso delle nostre vite allo sfondo di forme politiche e ideologie, cose che fingono di essere assolute, eterne o durevoli ma che in realtà spesso durano solo qualche anno.
Nonostante ciò l’impatto dell’epoca nazista è ancora sentita. Basta guardare la paura di tanti israeliani sopravvissuti di terza generazione, un certo orgoglio semplicistico americano e italiano-di-sinistra (è facile sentirsi retto quando il tuo nemico mitologico è la Forza del Male), un senso di colpa di tedeschi nati ben dopo la seconda guerra mondiale, e così via. Sono le cose apparentemente sottili e soggettive che durano tanto, molto più al lungo che governi, movimenti sociali e costruzioni materiali. Più che la forza militare e il cemento, il fenomeno nazista era creato e mantenuto con la “colla” emotiva – la paura, l’odio, la chiusura, l’orgoglio – che era presente fra ogni strato della gerarchia sociale. Ed è il livello emotivo, il modo in cui percepiamo le relazioni tra noi e tutte le persone intorno, che è davvero la base del mondo in cui viviamo. Questo vale sia per la nostra ambiente politica che quella di lavoro che di famiglia.
E quindi? Le ideologie di massa non possiamo cambiare. I grandi edifici non possiamo smantellare. Ma questo non vuol dire che siamo piccoli – le ideologie disintegreranno da soli, i palazzi saranno utilizzati per nuovi scopi, come l’ex-Ministero delle Colonie è adesso la FAO. Ma le cose che contano davvero e che durano più a lungo sono pienamente nel tuo potere di cambiare. Partiamo con la paura, l’odio, la chiusura e l’orgoglio. Non passa un giorno che non incontriamo questi quattro vecchi amici, e questo è una grande opportunità. Non passa un giorno che non puoi trovare modi di riconoscerli e trasformarli. Non passa un giorno che non puoi avere un impatto positivo alla vita di tante persone. Non passa un giorno che non puoi gettare la fondamenta di una nuova realtà. Tu, una persona unica, hai un grande potere.
Eccomi qua amico Bar! E’ bello leggere le tue riflessioni ed è un po come viaggiare con te sul tuo mitico scooter. E dell’Intersein non racconti niente?
Un compagno di pratica che forse ti ha stimolato a riprendere a correre.
Ciao carissimo!
Hai perfettamente ragione. Rimediamo questa mancanza il più presto possibile. E non vedo l’ora di correre, o ricorrere, le strade della mia amata città adottiva!
Carissimo Bart , è bellissimo leggere il tuo diario ! La tua energia e la tua retta parola scorrono tra le righe. Grazie per il tuo prezioso lavoro.
Un freschissimo fiore di loto da Norimberga.
Marina (Sangha Verona)
Grazie cara Marinat! 🙂
sono contento che queste parole vecchie possono tornare vive ogni tanto. Buona permanenza allora, sii felice!